Abuso della tecnologia: disturbi alla vista e comportamentali nei bambini

Abuso della tecnologia: disturbi alla vista e comportamentali nei bambini

Tecnologia in mano ai bambini: tanti quelli che tra i 6 e i 10 anni usano il cellulare tutti i giorni. L’esperto avverte: “Rischiano problemi di tipo degenerativo”

Sono sempre più numerosi e – sfortunatamente – anche più piccoli i bambini che trascorrono quotidianamente parte del loro tempo davanti ad uno schermo luminoso. Secondo i dati emersi dalla XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia (dal titolo “Tempi digitali”), diffusa un paio di giorni fa Save the Children, nel nostro Paese il 78,3% di bambini di età compresa tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone.

Sempre più piccoli usano la tecnologia

Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o si utilizza uno smartphone, con un aumento – anche post pandemico – significativo di bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni, se consideriamo il passaggio dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22.

In ogni caso, che si tratti di Tv, smartphone o playstation poco importa, le radiazioni che colpiscono un cervello ancora in formazione come quello dei nostri figli sono comunque dannose, nel caso se ne faccia un uso prolungato e costante. A presentarci i rischi legati all’abuso delle tecnologie delle arti visive è il Dottor Paolo Giordo, neurologo esperto in medicine complementari e nutrizione, che nel suo libro “Alimentazione e disturbi del comportamento in bambini e ragazzi” dedica un approfondimento alla questione.

Parola all’esperto: “Non c’è controllo”

Dottor Giordo, per un bambino è peggio guardare la Tv o il cellulare?

“La differenza non è molta purtroppo. Anche l’esposizione prolungata alla Tv può generale dei problemi nello sviluppo neurologico dei bambini. Per “prolungata” intendo superiore all’ora, ora e mezza al giorno. Non a caso una volta la vecchia Tv dei ragazzi aveva questa durata, e dopo il carosello si andava a dormire.

Oggi questo tipo di razionamento non esiste più, non c’è più alcun controllo sull’utilizzo degli schermi luminosi – che nel frattempo si sono moltiplicati – , né sui contenuti che trasmettono. D’altro canto il controllo che dovrebbe arrivare da parte dei genitori in molti casi stenta e i mezzi di informazione ne approfittano perché ormai vale la logica “più ascolti ottengo meglio è”.

Ma la verità è che già la semplice Tv con tubo catodico manda radiazioni che creano problemi nello sviluppo neurologico, soprattutto se permettiamo ai nostri figli di guardarla da vicino e a lungo. Se già quarant’anni fa la Tv ipnotizzava facendo le veci di una babysitter, oggigiorno poi esistono possibilità ancora più invasive come i computer, gli smartphone e la playstation, che permettono ai più piccoli di trovare una soddisfazione/alienazione più completa con la scusa dell’interattività.

Il problema è che, se mentre gli adulti dispongono di maggiori sistemi per schermarsi, i bimbi più piccoli e in piena evoluzione ne sono privi.”

Rischio disturbi cognitivi e comportamentali

Quali possono essere le conseguenze?

“Gli schermi luminosi emettono radiazioni in Rem che possono generare addirittura problemi di tipo degenerativo (attraverso la comparsa di disturbi cognitivi e comportamentali) e che inibiscono la produzione di un ormone importantissimo per la crescita ed il corretto sviluppo dei nostri figli: la melatonina.

Un noto studio pubblicato nel 2004 su The Lancet dimostrava già che la produzione di melatonina nei ragazzi aumenta del 30% dopo appena 7 giorni trascorsi lontano dagli schermi luminosi. C’è di più: quando i bambini guardano il cellulare tenendolo tra le mani per ore, dunque dall’alto verso il basso, può verificarsi uno spasmo del muscolo ciliare che può tradursi in un disturbo di tipo visivo come la miopia adattiva.

Questo perché i nostri occhi sono fatti per spaziare, muoversi lungo l’orizzonte e guardare lontano, non per fissare ore e ore un punto ravvicinato. Basti pensare ai nostri antenati, che dovevano guardare in lontananza per proteggersi dai pericoli o per cacciare. E la lista dei rischi non finisce qui. L’eccessiva esposizione al mezzo tecnologico crea anche problemi neuro comportamentali.”

Poca interazione con il mondo esterno

Può farci qualche esempio dottore?

“Prenda la questione della sedentarietà, per esempio. Un bambino che sta per ore seduto davanti alla Tv o alla playstation rimane immobile e, per questo motivo, limiterà le proprie esperienze motorie e cognitive. Non uscirà di casa ad esplorare il mondo, non interagirà con i suoi genitori e con i suoi coetanei, ossia non farà niente di tutto quello che è assolutamente determinante per un corretto neuro sviluppo.

Senza movimento, senza esplorazione dell’ambiente che lo circonda, lo sviluppo del bambino è limitato. Le situazioni virtuali non sono paragonabili alla realtà. Stessa cosa vale per lo sviluppo del linguaggio e delle relazioni inter umane. Giocando con i genitori o con i propri simili, parlandoci insieme, ridendo o bisticciando, il bambino forma e arricchisce costantemente il suo linguaggio.

Invece oggigiorno i più giovani hanno un vocabolario limitato, per parlare utilizzano messaggi sempre più sintetici, che spesso si riducono addirittura ad una emoticon per esprimere i propri stati d’animo. Ma è giusto ricordare che un linguaggio povero significa anche povertà di sviluppo cognitivo, perché le due cose sono correlate. Oggi tendiamo a separare, distinguere ogni cosa dal resto che la circonda, ma la verità è che tutto quanto è collegato da una catena di reazioni e cause/effetto, nella quale le esperienze positive e quelle negative servono a sviluppare e fortificare il sistema nervoso.”

Consigli per i genitori

Quali consigli si sente di dare ai genitori?

“Siamo nel 2023, i figli non devono essere portati su una montagna, non si vive più come una volta, questo è certo. Ma è altrettanto certo che i genitori dovrebbero vigilare sui propri figli, partendo prima di tutto dall’alimentazione, prestando attenzione a sostanze pericolose che ormai si trovano dappertutto come additivi alimentari, mono sodio fosfato, oppure la caffeina contenuta in certe bibite gassate e nel the freddo confezionato, che ipereccita le cellule cerebrali dando origine ad un’alterazione del loro funzionamento.

Pensate che un’Università inglese nel South Hampton ha messo in relazione alcuni coloranti alimentari con l’ADHT, ossia la sindrome da iperattività e ritardo dell’apprendimento. Insomma, un figlio deve essere seguito con un’attenzione che comprenda l’alimentazione e lo sviluppo neurologico.

Gli additivi chimici, gli edulcoranti e gli iper stimoli provenienti dagli schermi luminosi sono cose innaturali che mettono a rischio la corretta crescita e lo sviluppo dei nostri bambini, provocando in entrambi i casi una sorta di dipendenza che deve assolutamente essere contrastata, attraverso una corretta educazione alimentare e la proposta di attività attive piuttosto che passive”.

FONTE: LUCE!

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